Investitore Immobiliare: la tradizione anche nella formazione.

Per anni ho creduto che “comprare casa” fosse la massima espressione della stabilità.
Cresciuto in una famiglia dove il mattone era visto come un rifugio, sentivo spesso frasi come:
“Appena puoi, compra casa”“Meglio piccolo, ma tuo”“Pagare un mutuo è sempre meglio che buttare soldi in affitto”.
In quell’ottica, l’immobile era un bene da possedere, da proteggere, non da trasformare o far fruttare.

Il condizionamento culturale è potente.
Nel contesto in cui sono cresciuto, chi “osa” troppo viene guardato con diffidenza. Se sei un impiegato, un artigiano, un piccolo imprenditore, per il tuo ambiente sei “quello”, e nessuno si aspetta che tu possa diventare qualcosa di diverso. Anzi, spesso ti convincono che non dovresti nemmeno provarci.

Uno dei grandi tabù era l’uso del debito come leva finanziaria. Solo il termine “debito” generava paura. Eppure, è stato proprio lo studio di questo concetto a farmi aprire gli occhi: l’immobiliare non è solo una sicurezza, ma può diventare una strategia.

Cambiare visione, però, non è facile.
Quando cresci con l’idea che “una casa è per sempre”, che va abitata e custodita, ti sembra una follia comprarne una con l’intenzione di rivenderla. E l’idea di possederne dieci? Ancora più assurda.
Ma tutto cambia quando inizi a vedere gli immobili come progetti da gestire, non come trofei da esibire.

La svolta è arrivata quando ho capito che il vero ostacolo non era il mercato, ma il mio modo di pensare.
Il primo passo è stato uscire dalla mia zona di comfort.
Non ho rinnegato i valori con cui sono cresciuto: la costanza, il rispetto per il lavoro, l’importanza del sacrificio.
Ho semplicemente imparato ad applicarli in un contesto nuovo, più dinamico, più strategico.

Oggi vedo ogni immobile come una storia da scoprire, non come un bene da custodire.
Ho smesso di cercare “sicurezza nel possesso” e ho iniziato a cercare valore nella gestione, nel metodo, nella visione.
La casa non è più il fine. È diventata il mezzo.

Se c’è una cosa che ho imparato lungo questo percorso, è che il primo vero investimento da fare è nella propria mentalità.
Solo quando rompi gli schemi, metti in discussione le convinzioni acquisite e ti assumi la responsabilità di costruire il tuo percorso, inizi davvero a vedere l’immobiliare per ciò che è: un mestiere, non un colpo di fortuna.

Gli errori dei primi approcci all’investimento.

Il mio primo investimento immobiliare fu un’asta. Non avevo un piano. Non sapevo leggere una perizia. Non sapevo neanche cosa fosse una perizia.
Guardavo l’immobile con gli occhi di chi ha appena scoperto un tesoro: prezzo basso, posizione interessante, tanto potenziale da sfruttare. Quello che non vedevo era tutto il resto.

Non avevo analizzato la zona. Non avevo un tecnico di fiducia. Non sapevo cosa mi aspettava dopo l’acquisto.
Eppure, andò bene. L’utile ci fu. Poi ho imparato a chiamarlo ROI.
La seconda operazione portò meno guadagno, ma fu comunque soddisfacente.
È anche questo il fascino dell’immobiliare: quando va bene, anche un risultato “modesto” è superiore a molti stipendi.

Poi arrivarono gli imprevisti, quelli veri.
Affari che non riuscivo ad aggiudicarmi. Cantieri bloccati. Difformità urbanistiche. Costi nascosti. Perizie mai lette fino in fondo.
La paura subentrava all’entusiasmo. E la cosa peggiore era sentirmi senza controllo.

Il vero problema? Non avevo una squadra.
Mi affidavo ai suggerimenti trovati online, o alle chiacchiere da bar. Niente filtri, nessuna visione critica.
Pensavo che bastasse l’intuito. Che bastasse “chiedere a un tecnico”. 
Ma l’intuito arriva dopo l’esperienza, e l’esperienza arriva solo dopo tanti errori… purché tu li sappia analizzare.

Nel tempo ho imparato che ogni investimento richiede metodo.

  • Due diligence legale e urbanistica
  • Analisi del target, della zona, del mercato
  • Una rete affidabile di contatti
  • Una strategia di uscita chiara
  • E soprattutto: la capacità di calcolare tutto prima dell’acquisto, perché i margini si costruiscono lì, non alla vendita.

Ho anche capito che il primo errore non ti definisce. Ma se lo ignori, rischia di diventare un’abitudine.
E allora ti dico una cosa che forse non ti aspetti:
Sì, sbaglia. Ma sbaglia con consapevolezza.
Ogni errore è un investimento, se lo studi, se lo documenti, se ti aiuta a crescere.

Nel mondo immobiliare, però, gli errori possono costare caro.
Ecco perché è fondamentale formarsi con attenzione, ma anche agire. Non rimanere bloccato tra sogni e promesse.
Agisci, sperimenta, ma con metodo, responsabilità e un sano rispetto per i numeri.

Il mio percorso non è stato perfetto.
È stato pieno di inciampi, paure, decisioni affrettate. Ma proprio quegli errori, riletti con lucidità, sono diventati il mio patrimonio. Insieme alle persone giuste che ho imparato a selezionare nel tempo.

L’immobiliare non ti cambia la vita per magia. Ma può farlo davvero, se impari a usarlo con testa, con metodo e con coraggio.

(Tratto dal Libro di Frank SalviniDa Zero a Intelligenza Immobiliare).

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